Ho sognato un cane: premessa.
“L’uomo moderno che si volge ai propri sogni e li prende davvero in considerazione con costanza può ricostruire dall’inconscio la sua vita simbolica. Ma ciò presuppone che i propri sogni vengano interpretati non solo a livello intellettuale, ma integrati realmente nella propria vita. Risorgerà così la vita simbolica, non più in forma collettiva e ritualistica, ma con tonalità e tratti più spiccatamente individuali. Non ci si affiderà più solo al razionalismo dell’Io, ma si radicherà l’Io stesso in un flusso di vita psichica che si esprime in forma simbolica e richiede da noi un modo d’agire simbolico[1]”.
Ho sognato un cane. Da un diario onirico:
Casa mia, sono con mia madre, appena rientrata dal giardino, quando iniziamo a sentir bussare e guaire da dietro la porta-finestra. Scanso la tenda e vedo che c’è un cane (forse un Labrador) che sembra abbia urgenza di entrare. Appare ferito, così decidiamo di portarlo dentro e prendercene cura. A questo punto, la scena cambia. Siamo nella cucina di un’altra casa e c’è una donna (che non conosco) a prendersi cura dello stesso cane. La donna è proprietaria di altri due animali: una cagna, che presto compare nel sogno ad aiutarla con il labrador ferito, e un lupo, che chiama “L’Alpha” (come se fosse il capobranco). Gli animali appaiono contemporaneamente sia come cani che come uomo e donna. Quando il lupo arriva nella cucina, si pone immediatamente di fronte al cane ferito, stagliandosi in tutta la sua grandezza, e lo fissa con aria di sfida. Il cane, però, gli si sottomette subito, pur riconoscendo l’altro come più giovane e pensandolo come un “cucciolo cresciuto”. A questo punto, anche l’Alpha si trasforma in umano. È un giovane bellissimo, con lineamenti delicati e i capelli lunghi e neri. I quattro iniziano a convivere.
Il cane e il Ponte dell’Arcobaleno:
Chiunque abbia mai sofferto l’atroce perdita di un cane, conosce sicuramente la storia del “Ponte dell’Arcobaleno”. Si tratta di un’antichissima leggenda, tramandata dagli Indiani d’America, secondo la quale, alle soglie del Paradiso, esiste un luogo in cui si raccolgono le anime degli animali che abbiamo tenuto più vicino. Finché, nel momento della nostra morte, sulla base di come li abbiamo trattati, essi ci verranno o meno incontro e ci guideranno verso la nostra ultima destinazione.
Un’immagine, questa dell’accompagnatore nell’Aldilà che, tuttavia, non appare poi così originale. Ritroviamo, infatti, cani guida dell’Oltretomba in moltissime mitologie arcaiche, come:
- Xoloitzcuintle, il cane nudo messicano, psicopompo del popolo azteco;
- e Anubi, il dio con la testa di sciacallo della mitologia egizia.
Vediamoli insieme.
Xoloitzcuintle, l’accompagnatore dei morti azteco:
Negli ultimi tempi, l’uscita del film Disney “Coco”, ha portato alla ribalta una particolare razza canina tipica del Messico. Pensiamo al personaggio di Dante, il cane che accompagna il protagonista del film nel suo viaggio nella Terra dei Morti. Si tratta di un Xoloitzcuintle, un animale di origini estremamente primitive e dal corpo glabro, che gli ha fatto guadagnare il nome di “cane nudo messicano”. Etimologicamente, il termine può essere rimandato all’insieme delle parole: Xólotl’ = strano + itzcuintli = cane. Laddove Xólotl, però, oltre a indicare l’aggettivo, sta anche a rappresentare il nome del dio delle tempeste, a cui il cane nudo messicano, per l’appunto, viene fatto rassomigliare.
Xólotl, dio delle tempeste:
Figlio di Coatlicue, dea del fuoco e della fertilità, e gemello di Quetzalcoatl, Xólotl rappresentava la personificazione demoniaca della stella della sera. Spesso raffigurato come uno scheletro o come un uomo cinocefalo, nel mito cosmogonico aveva avuto l’importante ruolo di salvare l’umanità, bagnando le ossa dei morti col proprio sangue. Nella sua associazione con l’Oltretomba, svolge invece la funzione di guida delle anime. Era lui, infatti, che accompagnava i morti nel loro lungo e periglioso viaggio, della durata di quattro anni, verso Mictlan: il livello inferiore del mondo sotterraneo. Conosciuto anche come “luogo dei morti”, questo Oltretomba aveva come prima dimensione (guarda caso) lo Itzcuīntlān (“il luogo del cane”). Qui c’era, in effetti, un grande fiume e l’unica maniera di attraversarlo era con l’aiuto di Xólotl. Se il defunto durante la vita aveva maltrattato dei cani, Xólotl non gli avrebbe dato aiuto facendolo rimanere per l’eternità in questa dimensione. Sì. Esattamente come nella storia del Ponte dell’Arcobaleno.
Il protettore del sole:
Altro compito di questa particolare divinità delle tempeste, era, infine, quello di proteggere il sole quando, dopo il tramonto, compiva la sua traversata nel mondo infero per prepararsi a risorgere durante il giorno. Un tratto, questo, che richiama inevitabilmente (per quanto sia impossibile però parlare di contaminazione) il mito egizio e la traversata di Osiride nella Dwa.t[2]. È qui, inoltre, che, dopo esser stato ucciso dal fratello (Seth), il dio si congiunge alla sorella Nefti, generando Anubi, il dalla testa di sciacallo, guardiano delle necropoli.
Ho sognato un cane. Anubi:
Non tardarono, quindi, ad apparire gli dèi, che si degnavano d’incedere valendosi dei piedi degli uomini. Ecco il terribile messaggero che fa la spola tra gli dèi del cielo e dell’Inferno avanzare con il capo eretto e il volto mezzo nero e mezzo giallo come l’oro, drizzando alteramente il suo collo di cane: Anubi, che con la mano sinistra recava il caduceo e con l’altra scuoteva un ramo di palma[3].
La parola Anubis o Anubi deriva dal greco ed è un’ellenizzazione di un nome egizio, probabilmente inpw o anepw: Inepu, Inpu, pronunciato Anapa, e significa proprio “colui che ha la testa di cane selvaggio”. Rappresentato con il corpo di uomo e la testa di uno sciacallo, animale notoriamente necrofago, è pertanto considerato protettore delle necropoli e dei cimiteri, della mummificazione e in generale dell’aldilà. Il suo ruolo, inizialmente di signore della Dwa.t, è stato poi ridimensionato a quello di accompagnatore delle anime dei defunti con l’ascesa di Osiride, col quale collabora nel famosissimo rito della psicostasia. La cerimonia di pesatura dell’anima che consentiva l’accesso all’Aldilà.
Epiteti di Anubi:
Tra i vari nomi con cui questa divinità veniva ricordata, troviamo:
- Khentamentyu, “Signore degli Occidentali”, derivante dal fatto che i morti, in Egitto, venivano sempre tumulati nella riva sinistra del Nilo.
- Nebtadjeser o Khentadjeser, “Signore della sacra terra”, cioè delle necropoli.
- Tepydjuef, “Colui che è sulla sua montagna”, epiteto che indica non solo i luoghi in cui gli antichi egizi solevano collocare i loro cimiteri, ma anche i territori in cui il dio Anubi sembrava avere maggiore potere. Si trattava di colline rocciose, che si estendevano tra i limiti delle terre coltivate lungo il Nilo e le estensioni del deserto libico e orientale. Zone costituite da un terreno fortemente accidentato, ma ricco di pietre, minerali e metalli preziosi. E nelle quali era piuttosto facile trovare sciacalli e altri canidi in cerca di cibo e carogne.
- Khentasehnetjer, “Colui che presiede il padiglione divino”. Questo epiteto fa riferimento al seh-natjer, spesso una tenda, ritenuta al confine tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, in cui si credeva che Anubi esercitasse protezione durante i riti di imbalsamazione.
- Imyout, “Colui che è nell’ut”, cioè le bende delle mummie, o “Colui che è nel luogo dell’imbalsamazione”.
Ho sognato un cane. Il cane da guardia:
Si tratta, dunque, di figure mitiche il cui ruolo principale era proprio quello di fungere da psicopompo. Da psychë, anima + pompós, accompagnatore. Il che potrebbe indicare, quando questo animale compare nei nostri sogni, che possa esserci un qualche tipo di movimento dentro di noi. Un movimento che, ben lungi dal condurci nell’Oltretomba, tende invece a indicare una via più “infera”. Da inferus = ciò che si trova in basso. Un invito, dunque, a penetrare all’interno delle parti sconosciute della nostra psiche. Come può facilmente richiamare il seguente sogno.
Ho sognato un cane. Da un diario onirico:
Mi trovo di fronte a un bosco. Una selva oscura. In piena notte. Una voce, dentro di me, mi dice di seguire la coppia di lupi, perché questi mi possono condurre a un tesoro nascosto. Non finisce di dirlo che ecco comparire da dietro alcuni arbusti due grossi lupi grigi: un maschio e una femmina. Mi fanno cenno di seguirli e io lo faccio. Ci addentriamo nel fitto degli alberi.
Ho sognato un cane. Accesso nell’immaginale.
La sensazione dovrebbe essere infatti quella di viverci come se abitassimo due dimensioni differenti. Quella materiale del concreto, fuori. E quella immaginale, ad esso speculare, situata dentro. Priva tuttavia di una vera e propria collocazione temporale e spaziale. Un una sorta di seh-natjer, o soglia tra il conscio e l’inconscio. Tra il mondo diurno della veglia e quello notturno presieduto dai gemelli della mitologia greca: Tanathos (la morte) e Ipnos (il sonno).
Il cane che compare nei nostri sogni, in questo senso, potrebbe dunque essere non solo il nostro accompagnatore verso l’immaginale e la profondità. Ma, all’interno di essa, colui che ci consente di orientarci e di esplorare una dimensione altrimenti sconosciuta. E troppo vasta e ricca per non rischiare di essere dispersiva. Esso è, insomma, la guida che viene a indicarci il cammino da intraprendere. E se succede qualcosa al cane nel sogno? Se ha un incidente? O muore? O viene ucciso e sbranato da un qualche altro animale?
Ho sognato un cane. Da un diario onirico:
Esco in giardino per portare da mangiare al mio cagnolino, quando mi accorgo che ci sono peli e sangue tutti in giro. Chiamo il mio cane, ma non mi risponde, né viene verso di me come al solito. Allora inizio a cercarlo e continuo a trovare solo peli e sangue. Finché a un certo punto, vicino al cancello (rimasto non so perché aperto), vedo un grosso lupo, che sembra aspettarmi. Ha la bocca che gronda di sangue. Penso abbia mangiato il mio cagnolino.
Ebbene, se stiamo a questo sogno, potremmo tranquillamente dire che, nella psiche, si sta palesando l’emergere di un nuovo psicopompo. Una guida più selvaggia, più ancestrale e, sicuramente, meno addomesticata, che giunge assimilando il ruolo della vecchia.
Ho sognato un cane. La guida ignorata.
Sono in giro a cercare il cane di un mio amico. Mi addentro in una stradina sterrata che non ho mai percorso. Lo chiamo, ma non lo trovo. E continuo a camminare. Poi, a un certo punto, mi ritrovo di fronte una sorta di palude. O un terreno simile alle sabbie mobili. Sto per ritornare sui miei passi quando sento abbaiare. Il cane del mio amico compare dall’altra parte delle sabbie mobili e mi chiama come se volesse che lo andassi a prendere. Ho il terrore, però, che, se tento di attraversare quel passo, posso essere risucchiato. Perciò decido di lasciarlo lì.
Ho sognato un cane. Dante Alighieri.
La stessa Divina Commedia ci presenta, al suo inizio, l’immagine di un canide che sembra indicare una direzione. Nel momento, infatti, in cui Dante, ritrovandosi dinnanzi alla selva oscura, tenta di scappare nella direzione della montagna del Purgatorio, ecco palesarglisi di fronte tre fiere, tra cui una lupa, che, sbarrandogli la strada, lo costringe a tornare indietro. Si tratta, anche in questo caso, di un animale guida che, piuttosto che accompagnare il sommo poeta, gli indica l’unico percorso fattibile, al momento, impedendo l’accesso a un altro. Una figura molto interessante, ma anche questa priva di ogni originalità. Come non pensare, infatti, al mitico Cerbero, l’arcigno guardiano dell’Averno greco?
Il cane da guardia. Cerbero:
Figlio di Tifone ed Echidna e, dunque, fratello di Ortro, dell’Idra di Lerna e della Chimera, Cerbero viene spesso raffigurato come un enorme mastino con il corpo ricoperto di serpenti velenosi che si rizzano facendo sibilare le proprie orrende lingue ad ogni suo latrato il quale non corrisponde a quello di un cane normale ma ad un rombo di tuono[4].
Questo Cane con tre Teste rappresenta il passato, il presente e l’avvenire,
che contengono, o come chi dicesse divorano, tutte le cose[5].
Una fama così sanguinaria che fece sì che il nome Cerbero (o “lupo degli dèi”) fosse pertanto attribuito anche al nudo suolo, che distrugge in breve tempo tutto ciò che vi è seppellito.
Addomesticare Cerbero:
Compito di questo mostro era quello di vigilare sull’accesso dell’Ade o Averno. Ed evitare, così, che nulla di vivo vi penetrasse. O nulla di morto vi sfuggisse. Ed era talmente bravo nel suo compito che fu domato soltanto due volte:
- da Orfeo, attraverso il suono incantatore della lira.
- E da Eracle che, per l’ultima delle sue fatiche aveva avuto il compito di portare il cane, sottomesso, a Micene.
Altri, invece, riuscirono semplicemente a eluderlo con l’inganno, come narra il seguente passo dell’Eneide:
“L’enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci rintrona questi regni giacendo immane davanti all’antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole l’afferra e sdraiato per terra illanguidisce l’immane dorso e smisurato si stende in tutto l’antro. Enea sorpassa l’entrata essendo il custode sommerso nel sonno profondo[6]“.
Ho sognato un cane. Conclusioni.
Insomma, qualsiasi sia il canide che compare nei vostri sogni (un chihuahua o un lupo, uno sciacallo o una volpe…), e qualunque cosa gli accada (o vi accada) in essi, se questa immagine giunge a voi è sempre per svolgere il proprio ruolo di accompagnatore. Chiedetevi allora, in che direzione state andando nella vostra vita. O se non sia piuttosto giunto il momento di intraprendere un viaggio introspettivo verso la scoperta di nuove ricchezze già esistenti dentro di voi. Se vi sentite smarriti. O disorientati.
Lasciate che i cani dei vostri sogni vi guidino.
Dott.ssa Michela Bianconi
Bibliografia:
[1] M. L. Von Franz, Le fiabe interpretate, Milano, Bollati Boringhieri, 1980, pag. 88.
[2] Oltretomba egizio.
[3] Apuleio, Le metamorfosi.
[4] https://www.theoi.com/Ther/KuonKerberos.html
[5] Grey, Z., Manuale di Zoologia Fantastica, Einaudi, p. 38.
[6] Virgilio, Eneide.