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Lively closeup of autumn leaves falling on the ground in a park, with a majestic oak tree on a meadow in the background lit by the sun

EQUINOZIO D’AUTUNNO. TEMPO DI BILANCI.

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Equinozio d’autunno. Tempo di bilanci:

<<In nessun altro momento (come in autunno) la terra emana il suo profumo, un profumo di terra matura; un odore che non è in alcun modo inferiore al profumo del mare, più amaro dove si confonde con i sapori, e molto più dolce dove puoi sentirlo mentre sfiori i primi suoni. Contiene la profondità dentro di sé, il buio, qualcosa di simile alla morte>>.
(Rainer Maria Rilke)

Sarà che si chiama equinozio (da aequa nox = notte uguale al giorno) o che rimanda a retaggi contadini di una volta, comunque sia, per tutti, l’autunno si presenta come un momento di bilancio. Un bilancio tra ciò che si è fatto (e raccolto) fino a questo punto dell’anno. E ciò che ancora ci resta da fare. Spingendoci, necessariamente, a fare i conti con la ricchezza. Non a caso la parola autunno comincia con AU, che in chimica significa per l’appunto: oro.

Tempo di bilanci: 

Facciamo i conti, allora, con i nostri sforzi. Con le nostre conquiste. Ciò che abbiamo in attivo e ciò che, invece, possiamo chiudere e archiviare. Cercando sempre di ricordarci, però, come diceva Jung, di lasciar andare ciò che deve esser lasciato andare. Come gli alberi, con le foglie. E così che si crei spazio (e nutrimento) per il nuovo che verrà.

È così che si annida, in noi, il seme della riflessione. Perché ogni buon bilancio sia la base di un progetto futuro, volto ad acquisire sempre maggiore ricchezza e sempre maggiore fiducia nella nostra grande, meravigliosa “azienda” interiore.

Ed è così che dovremmo imparare a bilanciare notte e giorno. Raccogliendoci su di noi (riflettere deriva, infatti, da reflexio = ripiegare su se stessi) e iniziando a confrontarci con il nostro mondo interiore. Quel mondo infero che, come sottolinea Rilke, contiene la profondità, il buio, qualcosa di simile alla morte.

Equinozio d’autunno. Ritirarsi in sé.

Quella morte metaforica che non è morte concreta, ma rallentamento della vita in superficie. Una vita che si sospende, per qualche mese, per dar spazio al fermentare di qualcosa di più nascosto, di più misterioso. Qualcosa che avviene al di sotto della materialità. Direttamente nella nostra psiche.

D’inverno.

Equinozio d’autunno. Recuperare il contatto con il proprio mondo interno:

Vediamo spessissimo, nella pratica del nostro centro clinico, che un meccanismo di difesa molto comune è proprio quello di buttarsi nel fare, nel materialismo, sbilanciandosi dalla propria centratura fino a perdere completamente il contatto con se stessi.
Allo stesso modo, molti nostri pazienti utilizzano come strategia per distrarsi da se stessi le relazioni con gli altri (o l’occuparsi degli altri), il proprio lavoro, la preoccupazione per la propria salute fisica…tutti mezzi che allontanano dal contatto con il mondo interno, a punto da perdere completamente l’orientamento verso il senso e il significato più profondo che ogni letteralizzazione, in realtà, nasconde.

Godiamoci, allora, la bellezza dell’autunno, dove tutto sfiorisce e si prepara a rinascere. Dove ciò che non serve più diviene fertilizzante per ciò che sarà. Avviando le basi per una futura ricchezza.

Una primavera di rinascita.

Dott.ssa Michela Bianconi e Dott.ssa Angela Paris

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